Di certo meno complicate.
Non c'erano le lavatrici,non c'erano detersivi,smacchiatori candeggianti,ma il bucato che io ricordo era comunque candido,sapeva di sole e di nepetella.
In casa di mia nonna c'erano otto figli,sette fratelli ed una sorella.
Il bucato era compito della sorella,mia zia. E con una famiglia di dieci persone non era cosa da poco. Io le giravo sempre intorno,curiosa ,con la scusa di rendermi utile in qualche modo.
I panni si lavavano in una roggia di acqua corrente che serviva pure per irrigare i giardini .
Si insaponavano, sapone fatto in casa, per un primo lavaggio.
Si reinsaponavano e si raccoglievano in mastelli di legno ,prima di preparare il bucato vero:

Si appoggiava un grande cesto di canna, intrecciata assieme a verghe di ulivo,su un supporto di mattoni o pietre, perchè non fosse a contatto con la terra.
All'interno si distribuivano i panni insaponati,a strati e in buon ordine.
Per ultimo si stendeva un panno dalla trama sottile e si richiudevano i bordi:come per una gigantesca crostata!
A parte si faceva bollire abbondante acqua dove si scioglieva della cenere .Allora il pane si faceva in casa e la legna usata per il forno dava carbonella e cenere,niente andava sprecato!
Intanto si raccoglievano in giro dei rami di nepetella che venivano appoggiati sopra il telo di copertura.

-------cliccare per ingrandire---
Portata l'acqua con la cenere a ebollizione, in piccole dosi si versava sulla biancheria ,si andava avanti fino a d esaurimento del liquido,che intanto incominciava a filtrare attraversando i panni.
Si lasciava riposare il bucato fino al giorno dopo quando veniva risciacquato e steso al sole.
Rivivo ancora la sensazione delle lenzuola, le tovaglie candide ,stirate e pronte per gli armadi,e il profumo fresco ed intenso della nepetella che assieme all'acqua aveva attraversato le trame del tessuto,depositandosi fra le fibre di lino e di cotone.