domenica 27 marzo 2011

LE DONNE E LA MIMOSA-Un otto marzo diverso

Ho chiesto all'amica Rosy se potevo importare questo suo scritto,postato in occasione della Festa delle Donna.E' un omaggio alle donne del suo paese,quelle conosciute nella sua infanzia e che tanto hanno in comune con moltissime altre donne in varie zone del nostro paese e non solo.
Spero di completare nel tempo il discorso accennato nel titolo anche con il contributo di altri amici bloghers.
Grazie Rosy.




"Sono nata in un piccolo paesino dove si viveva di solo agricoltura. Fin da piccola mi è piaciuto osservare questo mio piccolo mondo.
In silenzio camminavo tra la mia gente, raccogliendo i loro sorrisi, le gioie i dolori, le preoccupazioni e mi infilavo tra loro per ascoltare i loro discorsi.
La mia gente era semplice ma negli occhi delle Donne c'era sempre un velo di profonda malinconia, che anche se ero solo una bambina,avvertivo. Un velo che di tanto in tanto
spariva, per far spazio al luminoso sorriso della speranza, che mai le abbandonava.
Oggi, voglio donare questo post, come Mimosa, alle Donne del mio paesino.
Donne forti, fiere, discrete, dignitose, silenziose e grandi lavoratrici.
Le Loro mani non erano curate, erano mani di chi zappava la terra. Sempre accanto ai loro uomini. Come uomini. Nei loro corpi si celava però tanta stanchezza,anche se andavano avanti con grande coraggio e passione.

Una mattina presto fui svegliata da uno strano rumore, chiesi a mia madre "cos'è questo rumore"?" -Sono i carri che vanno in campagna" mi rispose-
Mi buttai dal letto, aprii la porta per vedere.
Fuori era ancora buio, unica luce quella della luna e qualche solitaria stellina. E la luna accompagnava col suo chiarore una lunga processione di carretti. Camminavano, uno dietro l'altro, lentamente, avendo in comune un'unica meta:la campagna,la terra,unico loro sostentamento.
Col mio occhio indagatore di bambina scrutava ogni carro, affascinata. L'uomo, seduto avanti, teneva ben salde tra le sue mani forti le redini del cavallo, seduta in fondo al carro, avvolta in un mantello, c'era la sua Donna.
Donne sempre incinte e sempre con una creatura al seno.
Il silenzio del giorno che non arrivava ancora era rotto solo dal rumore degli zoccoli dei cavalli, e la luna, dall'alto con la sua luce, dipingeva su ogni carro un quadro di malinconica bellezza e fierezza che la mia mente di bimba registrò e non ha più dimenticato".

Le Donne del mio paesino hanno sempre lavorato in campagna e a casa, sempre! La loro vita era solo un satellite che girava intorno al pianeta maschio. Il sabato sera l'unica uscita era per gli uomini, che si riunivano nell'osteria del paese, tornando a casa sempre ubriachi. La donna restava a casa da sola con i figli. Chissà, quante volte hanno pianto in questa loro solitudine. Vite dimenticate dal cielo e dalla terra.

Eppure, andavano avanti con coraggio e passione, non si ponevano tante domande, non si ribellavano. Vivevano la stessa vita delle loro madri e delle loro nonne e l'accettavano, convinte, che quella era la vita. In questo mio piccolo paese, cosi lontano dal mondo, non arrivava neanche l'eco di vite lontane. Un piccolo mondo immobile che iniziava e finiva in quelle quattro strade.
Tra queste Grandi Donne ho vissuto la mia infanzia , tra un'uscita e l'altra dal collegio. Osservando queste Donne semplici e senza storia ho maturato le mie riflessioni e i miei sentimenti.
A Voi, che siete la mia piccola storia, dedico, con amore e rispetto questo giorno e, questo post. A voi, che mi avete regalato la lettura del libro più bello, il libro della vita, della Vostra vita. Grazie!
Domani saranno ricordate tante Donne con nomi importanti ed è giusto che sia cosi, ma io ho voluto ricordare anche le piccole Donne
che hanno saputo comprendere le Grandi e insieme hanno saputo lottare, per regalare a noi Donne di oggi un mondo migliore."

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