La Calabria non è abituata ai primati,se non in qualche stereotipo negativo,da sempre.
Non è avvezza alle coccole,agli sguardi benevoli,dovuti agli ultimi,caso mai solo ruvide e melense promesse,morte già prima di essere pronunciate.
E' parca di parole,la fatica di vivere ha prosciugato le bocche,che si abituano a restare chiuse,sigillate,anche quando l'urlo dell'impotenza , della rabbia,della vergogna lacera le visceri e strozza la gola.
Ma è terra generosa,di uomini e di bellezza.
Basterebbe che gli uomini imparassero a conoscere meglio le cose che possiedono per usarle come chiavistelli per aprire porte nuove,usassero ingegno e generosità per offrire e non la furbizia per offrirsi,in cambio di favori e piccoli intrallazzi.
Ha avuto ed ha uomini di valore e d'ingegno,spesso sparsi per il mondo a dare il loro contributo di sapere, di scoperte,di creatività.
Faccio queste considerazioni dopo aver letto alcune bellissime poesie di un non molto ricordato poeta calabrese,Franco Costabile (Sanbiase 1924-Roma 1965).
La sua poesia, dettata da amore-odio per la sua terra ,sembra ancora attuale,perchè poche cose sono cambiate dagli anni delle sue denunce,con i suoi versi taglienti e amari.
Ma questa ,pur nella sua cruda realtà,è quasi un canto d'amore.
Sonno di garofani -
L'acqua
del paese
ancora scorre
senza tubature,
ne s'alzano antenne
architetture
di pulegge e gru
perché gli uccelli
possano sbagliare.
C'è pace
vita chiara
di donne di bambini
di carri tirati dai buoi
e a sera, quando ai balconi
c'è un sonno di garofani,
due stelle bizantine
s'affittano una stanza
nel cielo della piazza.

Le foto riportate sono prese dal Webb.