Ero troppo giovane per ricordare bene i fatti e le emozioni di quella giornata.
La Calabria era un po defilata dagli scenari della guerra:noi la sentivamo per le privazioni,la miseria,le notizie di morte di soldati,figli di questa terra,chiamati a difendere la patria,ma da chi?,in terre lontane.
Dopo lo sbarco,avvenuto in Calabria a pochi chilometri dal mio paese,qualcosa di più si percepiva.
Io ricordo il rombo degli aerei che ci passavano sulla testa,per andare a bombardare qualche posto vicino,eravamo in campagna,fra uliveti e giardini di aranci e bergamotto,tanti gli sfollati dal vicino paese,anche per la probabilità di trovare comunque qualcosa da mangiare,e c'era quasi aria di scampagnata,qualche volta.
Molto più lontano da questo angolo di mondo,il mio mondo,un ragazzo non ancora ventenne,che il fanatismo di regime aveva spinto ad arruolarsi volontario falsificando anche i documenti,ha saputo dell'armistizio con molta confusione,assieme agli altri commilitoni.
Erano in caserma,a Forlì,quando i loro superiori comunicarono che tutto era finito,facessero ciò che credevano.
Hanno tentato di chiedere,ma i superiori si erano già dileguati. Un pugno di ragazzi,senza guida,qualcuno più grande di loro che cercava di organizzare e consigliare.
IL giovane soldato aveva dei riferimenti,amici di famiglia che abitavano da quelle parti e così aveva deciso di arrivarci in qualche modo,rifiutando l'invito di altri suoi compagni ,originari di paesi vicini al suo,di unirsi all'avventura del ritorno a casa.
Ma chiese loro,quando fossero arrivati,di far sapere ala sua famiglia che lui cercava di andare dai Tedeschi. Era il cognome della famiglia amica ma i compagni fraintesero e lo considerarono un codardo e traditore dando la notizia,all'arrivo.
Per l'imponderabilità del caso,tutto andò diversamente,anche il nostro soldatino si unì in seguito ad altri sbandati per un viaggio di avvicinamento a casa. Sarebbero passati dei mesi,prima che tutti arrivassero a destinazione.
Mentre loro scendevano per la penisola,gli alleati salivano e spesso si trovavano fra i tedeschi in ritirata,e gli alleati che avanzavano. Hanno assistito in febbraio al bombardamento di Cassino,nascosti in rifuggi di fortuna,e muovendosi di notte,cercavano di proseguire verso sud,mentre alla luce del giorno si accorgevano spesso di essere ancora al punto di partenza.
Finalmente una notte attraversarono il Garigliano con una barca sgangherata, avvicinandosi,così credevano,a casa.
I compagni di viaggio diminuivano man mano che qualcuno arrivava a destinazione.
Spesso chi era già arrivato offriva qualche giorno di ospitalità e cibo a chi doveva ancora proseguire.
Arrivarono in marzo a Napoli già liberata ma anche occupata dagli alleati,in tempo per essere testimoni dell'ultima seria eruzione del Vesuvio.
Il gruppetto di tre o quattro ragazzi,ha cercato di dare una mano,facendo da interpreti fra gli americani ed i locali,con le poche risorse a disposizione e qualche parola di inglese,retaggio di ricordi scolastici.
Si sentivano quasi a casa,ma la strada era ancora lunga..
Hanno sperimentato la paura, la diffidenza, la cattiveria, ma anche la disponibilità, la benevolenza, l'accoglienza in un mondo che sembrava aver perso la bussola.
Il giovane soldato arrivò a casa in aprile,per Pasqua ,quando nessuno lo aspettava più.
Senza notizie,avevano creduto davvero che fosse rimasto con i tedeschi,in ritirata e finito chissà dove.
Una storia dove la fantasia del narratore qualche volta era chiamata in aiuto per mascherare una realtà ancora più cruda.
Chissà dove saranno gli altri compagni di viaggio...
Ormai un solo testimone muto,preziosissimo compagno di viaggio è rimasto a ricordo del giovane ed incosciente soldatino e della sua storia o avventura:
due vecchi volumi con “ le novelle per un anno”di Pirandello,che forse hanno aiutato il protagonista a comprendere e superare le stranezze della vita.