sabato 21 luglio 2012

COTONE "PELLICANO" N° 16

Seduta su una comoda poltrona,più imponente delle altre,pregava e lavorava:uncinetto,punti sempre nuovi e sempre uguali,filo stessa marca e quasi stesso numero.
E il lavoro cresceva ,fino a che la luce del giorno le permetteva di lavorare. Non lavorava più alla fioca luce del lume a petrolio o accanto ad una lampadina elettrica,sempre troppo bassa rispetto alle necessità, perchè bisognava fare economia....
Non era stato sempre così:al matrimonio ,a soli 17 anni,seguirono gli anni della procreazione,13 figli,uno dietro l'altro,-solo- nove rimasti in vita,cinque maschi e quattro femmine.
Badava alla casa ed ai figli con l'aiuto della mamma,mentre il marito faceva poco e spesso partiva per terre lontane,forse in cerca di tranquillità,forse per dare tregua alle nascite.
Badava anche ad un po di terra,vari poderi sparsi che assicuravano olio frutta vino e affittati come pascoli,formaggio,ricotta e altre piccole entrate.
Il marito,con la fissa dell'idraulica,spendeva in pompe idrauliche tubazioni,muratori ,quel poco che la moglie racimolava,ed erano battibecchi continui a seguito anche di sperimentazioni che si concludevano con veri e propri fallimenti.

Dei figli,in verità,da giovane se ne occupava poco:vita da caserma con regole drastiche e orari svizzeri,niente uscite,niente amicizie,per i ragazzi libro e..moschetto,erano i tempi,le ragazze libro e ago,alternati nel corso del giorno.
Lei, spesso occupata e preoccupata per l'andamento economico della casa,trovava tuttavia il tempo per un consiglio a chiunque glielo chiedesse od una lettera da scrivere spesso ai vari consolati per sollecitare l'interesse degli uomini emigrati, verso la famiglia di origine,rimasta ad aspettare qualche soldo per la sopravvivenza.
Quasi sempre i risultati arrivavano,erano rimesse in valuta straniera e qualche volta anche il rimpatrio di mariti e padri dalla memoria labile e dalla voglia di lavorare pari a zero.
La ritenevano una donna saggia,ma con i figli qualcosa non ha funzionato:è mancata una vicinanza affettiva,un consiglio giusto a momento giusto,una spinta a farli uscire dal piccolo mondo nel quale vivevano serenamente isolati. I maschi hanno trovato la strada,non sempre facile della “fuga” volontaria,un altrove che sapesse di libertà e scelte anche sbagliate ma libere e personali.
Per le donne un crogiolarsi nella comodità di una famiglia che pensava a tutto,almeno alle necessità materiali e il rifugio nello studio,nell'insegnamento e ancora nell'isolamento un po snob ed altezzoso.
Per lei,mamma Mariagrazia, la vita continuava,placida come certi fiumi che all'apparenza sembrano immobili,ma dentro hanno tumulti,sommovimenti, onde anomale.
Non c'era certo bisogno di preparare corredi,c'erano tanti lavori finiti,coperte matrimoniali, singole, frange, centri, tappeti....Aveva già tanti nipoti,ma mai il piacere di un dono,fatto dalle sue mani per qualcuno di loro,in suo ricordo. Il lavoro,quel lavoro era un mantra,una preghiera,una espiazione,non saprei,ma era un mezzo,era fine a se stesso.
Quando il più giovane dei figli tornava per qualche giorno in famiglia,una visita agli anziani genitori e sorelle,e chiedeva alla madre se avesse bisogno o piacere per qualcosa di particolare,la risposta era sempre la stessa,-non ho bisogno di niente,solo se puoi un po di cotone per l'uncinetto. Ricordati,se lo trovi,è ”pellicano n° 16”
Da tempo quella poltrona è vuota,la casa trasformata,rinnovata,quasi vuota anch'essa,ma ancora piena di ricordi, oggetti,foto ,fantasmi.....
Mi era stato chiesto di mettere un po di ordine,tempo fa,l'ho fatto con cura e amore,sfiorando ricami fatti con fili di sogni svaniti,fragili nella loro delicata inconsistenza di materia, ammirando ed apprezzando lavori senza tempo, preziosi,lavori dalla destinazione ormai incerta,che mai nessuno della famiglia avrebbe forse più rivisto ,toccato accarezzato,come si possono accarezzare le cose belle nel ricordo di chi le ha realizzate,nella malinconia di chi non le ha neanche usate.
Solo qualche foto ,che posto a testimoniare cose minime,ma ricche di intrinseco significato.
quante volte il filo percorre la stessa strada,avanti e indietro,un punto dopo l'altro,quanti i gomitoli di 'pellicano 16' prima che il lavoro prenda forma


e poi vederlo finito,e ancora rifinito con ricche balze dalla leggerezza di vecchi merletti.


perdere gli occhi per non sbagliare un solo punto che pregiudichi il risultato finale,nella monotona ripetitività del motivo

e vedere i particolari perfetti della propria creatività


E la grazia antica di questi ricami che avrebbero dovuto allietare nuove case di giovani spose


motivo di orgoglio ed esempio di laboriosità e pazienza di un tempo quando non c'era ancora la televisione, forse neanche la luce elettrica,e tante altre cose..