sabato 4 giugno 2011

STORIE E RICORDI DI VITA

Ricordare è un privileggio riservato a chi ,vivendo,non ha paura di guardare indietro
e trovare dei valori anche nelle piccole cose,nelle inefficienze,nella semplicità della vita di altre stagioni.E non è necessariamente legato all'età anagrafica.
Riporto con piacere quanto scrive un'amica di blog,dalla quale ovviamente sono stata autorizzata.

In via Villa Bianca

Da piccola abitavo in una casa molto vecchia, che sorgeva in una via lontana dal centro del paese e con un nome molto pomposo : via Villa Bianca . Ricordo che, dove si scrostava l’ intonaco, apparivano dei pezzetti di paglia nell’ impasto che univa i mattoni.
Essa era divisa in due proprio dalla scala che portava al primo piano . Ci abitavamo noi (cinque figli più genitori) e un’ altra famiglia (due figli più genitori). La stranezza è però che noi avevamo le stanze da letto sopra alla cucina dei vicini e loro le avevano sopra la nostra : penso che il motivo fosse sia perchè così noi potevamo usufruire di una piccola stanza in più , sia perchè in questo modo si divideva in modo più equo l’ esposizione al sole, già scarsa perchè la casa era orientata verso nord ( la parte a mezzogiorno apparteneva a un’ altra famiglia).
Al secondo piano c’ era la soffitta (che noi chiamavamo tassellmort), dove si accumulavano via via le cose che non si usavano più , dove si sistemava la legna per l’ inverno e dove io mi avventuravo qualche volta per gioco, ma sempre col batticuore. I pavimenti in mattoni erano molto consumati e i gradini delle scale erano stati incavati dal passaggio di chissà quanti piedi nel corso del tempo. Non c’ era acqua corrente , ma solo un pozzo artesiano in fondo al cortile.
I nostri vicini erano brave persone, ma non nuotavano nell’ oro , proprio come noi, e le difficoltà spesso facevano sorgere discussioni . Quando però c’era silenzio , mia madre, forse un po’ maliziosamente ironica commentava : – Certo staranno leggendo il giornale del partito !!- Una volta, per curiosità mi sono proprio avvicinata alla loro porta e, devo confessarlo, sono stata lì ad origliare per qualche minuto: era proprio vero !!! Una voce leggeva il giornale e gli altri stavano ad ascoltare in religioso silenzio….
Erano infatti i tempi ben descritti da Guareschi con i personaggi di don Camillo e di Peppone e i nostri vicini avevano sul camino,là dove mia madre teneva il crocifisso , le foto di Stalin e di Lenin. Questo però non comprometteva affatto i buoni rapporti di vicinato e si era sempre pronti a darsi una mano per portare a termine le operazioni più faticose, come sistemare in soffitta la provvista di legna per
l’inverno o fare il bucato grosso.
Ricordo che nelle sere d’inverno ci si riuniva dopo cena in filoss (conversazione) o per giocare a carte ; e in estate invece ci si sedeva fuori accanto al portone a sentire i racconti dei grandi e i commenti alle notizie della radio, mentre si combatteva strenuamente contro l’ assalto delle zanzare, in attesa che la notte portasse un po’ di frescura nelle stanze e si potesse così prender sonno.

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